Rosa rossa
Un cimitero interiore dove sono sepolti i demoni del mio passato e una rosa rossa che è sbocciata.
Sono una di quelle che dentro di sé ha costruito un cimitero.
Un cimitero dove risiedono le persone del mio passato e i ricordi che ho con loro.
Una delle prime cose che dissi quando iniziai la terapia, è che per me, tutte quelle persone sono seppellite sotto 10 metri di terra e che non esistono più.
Non era un luogo dove avrei voluto mai tornare col pensiero. Mi infastidiva anche solo l’idea di aver avuto a che fare con quelle persone, ho passato gli anni della mia vita da adulta a nascondermi da loro e a cancellarli: dalle foto, dalla rubrica, dai social, bloccandoli e dimenticandomi di loro.
Non ho mai scritto anche per paura che tornassero a cercarmi.
Lo so, sembra uno di quei discorsi malati del tipo: “Chissà cosa avrai mai fatto di così scandaloso o, chissà quale passato oscuro devi aver avuto con queste persone”.
In realtà nulla di che, non stiamo parlando di amicizie strane o frequentazioni ambigue, non sono mai stata il tipo, semplicemente, quando sono in una situazione felice, cerco di preservarla a tal punto che qualsiasi richiamo anche solo minuscolo a un ricordo che io ritenga imbarazzante o fraintendibile, non deve esistere.
Tutto è iniziato quando ho conosciuto, quello che adesso è mio marito.
Io ho avuto un vero e proprio colpo di fulmine, avevo 27 anni, lui uno in meno di me. Bellissimo, da togliermi il fiato, lo conobbi presso una palestra dove lui lavorava come istruttore di sala e io mi ero appena iscritta.
Appena lo vidi, rimasi con gli occhi sbarrati, come un gatto quando attraversa la strada e si gira a guardare i fari dell’auto che sta passando.
Chiamai una mia collega, anche lei iscritta in quella palestra, e le dissi testuali parole: “Ho appena visto il ragazzo più bello del mondo”.
Io non so flirtare, davvero, non sono abile, sono bella sì, (no alla falsa modestia, sì al sentirsi belli!) ma non mi piace attirare l’attenzione o essere provocante. Ogni volta che uscivo con le mie amiche, non ero mai quella che si notava e a cui fare il filo, ero invisibile agli occhi di molti maschi e la cosa a volte mi infastidiva, devo dare atto a quel sentimento che un po’ si celava in me, ma spesso la apprezzavo, perché di uomini viscidi e schifosi ce ne sono davvero troppi, e tutte le volte che ho attirato sguardi, fischi, “ciao bella”, applausi e altre forme di insulti velati da complimenti, mi sono sentita io sporca, io quella in difetto, anche se ero vestita con un jeans e una maglietta normalissima e andavo in giro sulla mia bicicletta pieghevole, perciò essere invisibili significava attrarre meno uomini di questo genere, significava: essere al sicuro.
Con GrandeAmore, ho passato 4 mesi a chiacchierare con lui, sì, questo era il mio flirtare, ad aspettare che finisse il turno per continuare a parlare fuori al parcheggio e ad andare in palestra quando era di turno.
Ci scambiammo il numero tramite un libro che gli regalai e poi ci fu il primo appuntamento.
Da lì, non ci siamo più lasciati, lui è davvero la persona che mi migliora le giornate, è il mio opposto su molte, moltissime cose, siamo i due famosissimi pezzi di puzzle che si incastrano e incastrandoci abbiamo generato nostro figlio.
La mia vita, per quanto sia incasinata e con risvolti tragici, è bella, perché ho trovato la cosa più preziosa che mi potesse capitare, una storia d’amore splendida, sul lato sentimentale sono appagata.
Mai successo.
ALLERTA! ALT! STOP! ATTENZIONE! PERICOLO!
Il mio cervello ha fatto così. In 27 anni di vita, avevo avuto amicizie di merda, relazioni di merda, genitori di merda, lavori di merda.
Io ero circondata da piante infestanti e la mia storia con GrandeAmore era una bellissima rosa rossa che sbocciava in mezzo ai rovi e ai parassiti. Dovevo prendermene cura.
Inizialmente, sono stata una gelosa patologica, mi avevano insegnato così, avevo vissuto questo tipo di “amore” con mio padre in primis, quindi ero una pazza sclerata del cazzo, ai livelli di gente che va a “Tempation Island”, lui d’altro canto è la persona più equilibrata al mondo, che, grazie a Dio, non stava dietro a queste mie puttanate. Lo stavo asfissiando.
Io avevo iniziato la nostra relazione con un’ autostima pari al livello del mare, zero, se avessi potuto, avrei pure scavato.
Lui per me era mille invece.
“Come poteva uno come lui, stare con una come me?”
Questo era il mio mantra, quindi qualunque essere vivente che respirasse lo vedevo come una minaccia, che me lo avrebbe portato via.
La mia gelosia era davvero incontrollata così lui mi diede un ultimatum: mi stava lasciando.
A cercare come una disperata chi me lo avrebbe portato via, lo stavo perdendo io stessa.
Feci uno di quegli esami di coscienza per migliorare me stessa paragonabile solo a Gohan che deve prepararsi per lottare contro Cell e va ad allenarsi nella stanza dello spirito e del tempo e diventa Super Saiyan per la prima volta.
Cambiai. Cambiai davvero, la gelosia la accantonai, fu uno sforzo immane, imparai a dirmi: “Ci amiamo, ma io so amarmi anche senza di lui. Se dovesse finire, se dovesse mai un giorno tradirmi, io saprò stare da sola, perché so che da sola so stare e anche bene”.
Perché io stetti davvero sola, prima di lui, e fu un periodo fantastico! Io amo la mia solitudine, io non avevo bisogno di lui e del suo amore per esistere e vivere, io c’ero, e se ci eravamo scelti l’un l’altro, forse così schifo non facevo.
Imparai quindi a trovare la mia autostima e a saper lasciare andare le cose.
Noi siamo il nostro successo più grande, o almeno per me, è la realizzazione più grande e appagante che io abbia mai vissuto. E mi fa stare bene.
Ma come dicevo, io avevo delle piante infestanti intorno che cercavano di far morire la nostra rosa rossa, così, come un buon giardiniere fa, bonificai tutto.
A parlare così sembra che abbiamo iniziato a vivere una storia d’amore allontanandoci da tutti. No assolutamente, i suoi amici sono sempre stati presenti all’epoca, la sua famiglia anche, e per assurdo, grazie a GrandeAmore, ho iniziato ad avvicinarmi alla mia famiglia che tanto odiavo e rinnegavo.
Io però, soprattutto per quel che riguarda gli ex, ho deciso che non esistevano.
Avrete intuito (no, ok, ve l’ho proprio detto), che ero gelosa, dunque, io di lui non volevo sapere nulla: ex, mica ex, scopatine, niente! NULLA! NADA! NISBA!
Io per lui invece, avevo rimosso tutto il mio passato, era come se nel mio inconscio, volessi donarmi a lui come un bocciolo di rosa fresco, illibato, puro, innocente e casto che mai alcuna mano si fosse posata su di me. Non mi ha mai chiesto di rinnegare alcunché, non gli interessava nemmeno sapere del mio passato, ero io che volevo apparire così per lui.
Anche se avevo un passato, e anche se quel passato non era del tutto facile da nascondere, lo omettevo, non esisteva. Se dovevo raccontare aneddoti, e quegli aneddoti erano con qualcuno con cui avevo avuto una relazione passata, l’aneddoto veniva convertito come un file pdf in: “medasola.pdf”
Sono passata dunque dal cancellare tutta la mia storia sentimentale passata (e di abusi, in realtà) a cancellare chiunque non ritenessi valido a far parte della mia vita.
Stima a diecimila. Solitudine sbloccata. Livello eremita raggiunto.
Avevo molte amiche, tutte amicizie frammentate, chi da un posto di lavoro, chi da un altro, e via dicendo.
Mi piaceva frequentarle, uscire con loro, mi facevo pure i chilometri per vederle, mi facevo sentire e le tenevo aggiornate. Però spesso, vedevo queste amicizie come un lavoro, un impegno. Per mantenerle vive, dovevo mettere io l’acqua (oggi mi piace fare i paragoni botanici), solo che le amicizie, non sono piante, dovrebbero essere rapporti di reciprocità, così smisi di farmi sentire per prima e di organizzare le uscite. Volevo vedere se anche loro annaffiavano il terreno della nostra amicizia.
Nessuna diede mai l’acqua, il terreno divenne arido, e io tolsi le piante rinsecchite dal mio giardino.
Mi sono ritrovata sola, mi sono ritrovata ad aver sempre frequentato persone che non mi davano importanza, quanto io gliene davo loro. Mi criticarono dicendomi: “Non siamo più ragazzine, non bisogna vedersi e sentirsi tutti i giorni per essere amiche.”
Come se io fossi quella ossessionata dal dover uscire o chiacchierare con loro dalla mattina alla sera, io, quella che preferirebbe passare tutte le sere con la copertina a guardare Netflix e a leggere libri col gatto addosso, nessuno attorno e il telefono spento.
Sono stata tossica sì, lo ammetto, nelle relazioni sentimentali ma insieme a GrandeAmore, ho imparato cosa vuol dire avere una relazione sana, sulle amicizie però non mi sono mai permessa di creare nulla di tossico.
La differenza sostanziale di pensiero fra me e le persone che ritenevo amiche è che le amicizie secondo me richiedono impegno da ambo le parti. Probabilmente loro preferivano vederla invece come: “Io sono un narciso, se vuoi vedere il mio fiore annaffiami e prenditi cura di me”. (Il fiore scelto non è a caso).
Mi hanno anche accusato di gelosia in amicizia.
No ragazza, per me puoi essere amica di altre tremila persone, puoi vivere con loro, vederti con loro ogni secondo della tua vita, a me di quello che fai con altri non interessa, ma, dal momento che ci chiamiamo amiche, se vedo che ignori i miei messaggi per giorni, se non addirittura mesi, che per vederci, ogni qualvolta che te lo chiedo c’è un problema e bisogna rimandare, e poi vengo a sapere, o vedo sui social che sei andata in giro con Tizia, Pancrazia, e Caia, beh cazzo, allora sei stronza. Perché, ripeto, va bene, fallo, ci mancherebbe, a me frega cazzi, ma se non riesci a trovare neanche un secondo da dedicare a me allora fottiti. Sparisci, faccio a meno di te.
Si vede che a questo rapporto non ci tenevi quanto ci tenessi io. Nessuno ti obbliga, vai piccola farfalla, vola altrove.
Per intenderci, secondo me la gelosia nelle amicizie è diversa e ve la spiego con questo esempio.
Con la collega con cui ho avuto il mio ultimo mega scazzo, mentre litigavamo, ha espresso il suo sgradevole giudizio sul fatto che, ho legato con una mia collega, con cui sono molto, molto amica. Questa mia amica è anche sua amica. Ecco, non le sta bene. A parte dunque, che mi ha attaccato per una ennesima cosa privata, ma per come la vedo io, loro possono vivere in una comune, possono essere le migliorissime amiche del mondo, amarsi vicendevolmente, a me non tocca, se è mia amica può essere anche amica del mio peggior nemico, non cambia l’affetto che ho per lei e il nostro rapporto. A questa persona invece rode il culo. Le rode che siamo in amicizia, che lei non sia al centro dell’universo di questa nostra collega.
Questa è gelosia signore e signori, e fa schifo!
La nascita di PiccoloAmore ha oltremodo dato a quelle ultime persone con la parvenza di amici, di potersene andare a fanculo e sparire dalla nostra vita. La compagnia di una vita intera dalle scuole medie di mio marito: sparita il tempo di cacare fuori mio figlio nel mondo.
Siamo gli unici con figlio. Come se avessimo barriere altissime che ci impediscono di uscire come le persone normali.
A parte il fatto che siamo ancora abili per poter uscire, ognuno per i fatti suoi con i propri amici, a parte il fatto che aperitivi e cene, con un bambino appresso, se abituato, si fanno benissimo e sono pure divertenti, a parte il fatto che mandare un messaggio o fare una chiamata o andare a trovare a casa persone che abitano a 2 km da te, sono cose a dir poco facilissime. A parte tutto questo, probabilmente alla gente di mettere un leggero impegno in più, pesa il culo e dunque la via più facile è sparire e mandare un inutile messaggio di auguri per il compleanno, come per far capire che: no, loro non ce l’hanno con te, ti pensano pure eh, ma non vogliono frequentarti.
Io capisco, noi per primi facciamo fatica, sempre malaticci, con un bambino che porta i peggio virus in casa, abbiamo anche dei turni del cazzo col lavoro, con quelle due coppie di amici che ci sono rimaste, fatichiamo effettivamente a vederci, fra problemi di salute continui e impegni lavorativi, però sappiamo che ci sono, e spero che sappiano che ci siamo anche noi per loro!
Se riesco oggi a parlarne e a scriverne è perché io oggi ho un cimitero, un cimitero fatto di vecchi amici, di ex, di conoscenti e colleghi. Quel cimitero non era accessibile fino a poco tempo fa, ora, ho imparato a non rinnegarlo, a non sentire la minaccia dei demoni del passato, so che la nostra rosa rossa è su un bellissimo prato verde e rigoglioso e che in fondo al viottolo c’è il cancello di questo mio cimitero interiore, e ogni tanto, un po’ presa dalla malinconia, un po’ per coccolarmi in alcuni bei ricordi, riesco a varcare quel cancello e a camminare fra le lapidi, curiosa di leggere i nomi, guardare le foto e ripescare i ricordi, che sono solo ricordi e non sono armi che possono ferirmi.
Dopotutto, sono stati, grazie alla loro decomposizione, fertilizzante per la mia rosa rossa.